
Cube - Il cubo
(Cube, Canada 1997, 91')
Regia: Vincenzo Natali
Attori principali: Nicole DeBoer; Nicky Guadagni; David Hewlett; Andrew Miller; Julian Richings;
Wayne Robson; Maurice Dean Wint
RECENSIONI
- Senza ragioni plausibili sei persone - quattro uomini e due donne
(un altro uomo scompare subito) - sono rinchiuse in un'immensa, labirintica e
semovente costruzione metallica, formata da 17576 stanze cubiche di vario colore e intercomunicanti attraverso sportelli apribili a mano. Alla ricerca di un'ipotetica uscita i prigionieri si spostano da una stanza all'altra, ma debbono guardarsi da trappole mortali, identificabili attraverso calcoli matematici.
Paura, ira, frustrazione, impotenza, sgomento davanti all'assurdo li affliggono. Passano
dalla collaborazione all'aggressività, ai conflitti. Per incidenti o malvagità a poco
a poco il gruppo si assottiglia. Ne scampa soltanto uno. Scritto, con Andre Bijelic e
Graeme Manson, da un giovane regista italo-canadese (nato a Detroit), è un thriller
futuristico ingegnoso (anche troppo) e angosciante dai misteriosi risvolti metafisici,
all'insegna di un radicale pessimismo sulla sconfinata stupidità umana in generale,
di quella del potere in particolare. Ammirevole contributo scenografico di Jasna
Stefanovic. Trucchi, effetti speciali e digitali non mancano, ma sono quasi invisibili.
Soltanto un esercizio di regia? Forse, ma di classe.
GENERE: Thrill.
DURATA: 91
VISIONE CONSIGLIATA: G
CRITICA: 3
PUBBLICO: 2
Tratto, per gentile concessione dell'Editore, da "Il Morandini 2000 - Dizionario dei film"
di Laura, Luisa, Morando Morandini - © 1999 Zanichelli".
- Sei persone si ritrovano chiuse in un labirinto, una specie di cubo di Rubik dagli scomparti semoventi,
disseminato di trappole micidiali: non sanno perchè sono lì, ma ognuno ha un talento per
uscirne, compreso l'autistico Kazan (Miller). L'esordiente regista, sceneggiatore con André Bijelic
e Graeme Morson, è bravo nel mantenere la suspense per tutta la durata del film, inventando
sempre nuove trovate e trasmettendo la vertigine dell'infinito in un set che più claustrofobico
non si potrebbe. Certo , c'è un po' di compiacimento da primo della classe che accetta una sfida
difficile, e il gioco alla fine è perfettamente tautologico. Ma è solo un gioco, appunto.
Tratto, per gentile concessione dell'Editore, da "Il Mereghetti Dizionario dei Film 2000", di Paolo Mereghetti,
Baldini e Castoldi, Milano 1999.
LINKS
Back